domenica 13 dicembre 2009

Posti da dimenticare: Calimera

Credete che la vita di una scrittrice sia tranquilla e priva di pericoli? Vi sbagliate di grosso!
Non immaginate in quali incredibili situazioni ci si possa trovare. Prendi ad esempio un piccolo paese in provincia di Lecce, aggiungi un festival di letteratura per i ragazzi e invita un certo numero di scrittori dicendo loro che saranno seguiti, accompagnati negli spostamenti, rifocillati (anche gli scrittori pranzano!) e, il giorno della partenza, saranno ricondotti al treno.
Tutto regolare, penserete. Queste cose rappresentano il cosiddetto minimo sindacale. Ma come fa la malcapitata scrittrice a immaginare di essere relegata in un albergo che si erge come un inquietante fungo velenoso, nel bel mezzo della campagna leccese?
Intorno al fantastico "country hotel" (accidenti, che fantasia perversa!) c'è solo campagna brulla, nessuna illuminazione notturna e, meno che mai, la possilità di raggiungere il centro abitato. A cena, visto che la succitata scrittrice conserva ancora la brutta abitudine di mangiare, le viene detto che "magari" si potrebbe pensare a prenotarle una cena in albergo, chissà.
Per fortuna c'è l'amica Tonina e suo marito Vito, piovuti come due angeli dal cielo, che mi portano in un grazioso ristorantino di Lecce. L'indomani, dopo una notte non proprio tranquilla nello spettrale country hotel, (ma non avevo chiesto un posto dove ci fosse almeno qualche anima?) vengono a prendermi per portarmi al luogo dell'evento.
Il primo incontro è coi ragazzi delle scuole medie che vorrebbero perfino comprare il libro (attualmente va di moda la non-lettura dei libri degli autori invitati) ma non c'è nessuno che si occupi delle vendite, il testo serve solo a dare un po' di colore alla scrivania color topo pallido. Il meglio (si fa per dire) si ha in teatro dove sei autori sono invitati a parlare dei rispettivi libri nell'ottica di un futuro premio di ben (udite, udite!) mille euro. Per questo motivo, alcuni "colleghi" danno il peggio di sè, esibendosi in pietose scene da clown allo scopo di attirare l'attenzione dei ragazzi sul "loro" libro. Sarà che sono rimasta di qualche passo indietro, ma io credo che la promozione alla lettura e la cultura non abbiano nulla a che vedere con queste pietose performance.
Finito lo strazio, spariscono tutti (sono andati a pranzo!), tuttavia gli organizzatori hanno di nuovo dimenticato (ops!) di estendere l'invito alla sottoscritta (ma nell'invito non c'era scritto che i pasti erano compresi? E non mi avevano detto che ero l'ospite d'onore e ci tenevano moltissimo ad avermi?) Per fortuna c'è Tonina e Vito che, stavolta, non si limitano a consolarmi e coccolarmi, fanno di più. Mi riaccompagnano al "country hotel" per riprendere la valigia e mi ospitano a casa loro, colti dal dubbio (peraltro condiviso dalla sottoscritta) che così come lo staff del festival ha dimenticato di invitarmi a pranzo e a cena, altrettanto farà per quanto riguarda riaccompagnarmi in stazione il giorno della partenza.
Soltanto in serata, la responsabile dell'evento, si ricorda di telefonarmi per dirmi (come se non lo sapessi) che mi ha "perso di vista" per il pranzo (ero là, piantata come un albero, proprio davanti a lei), ma che se voglio potrebbe (si noti l'uso reiterato del condizionale) prenotarmi la cena.
La domanda più importante però non l'ha fatta. Visto che nessuno di loro mi ha riportato in albergo, dove diavolo sono finita per l'intera giornata? Peraltro piove a dirotto e fa un freddo cane. Dove ho mangiato, dove mi sono riparata in queste lunghe ore? E come si fa a "dimenticare" una persona che hai insistito fino alla nausea per averla al " festival"?
Sinceramente non riesco a darmi una risposta ma, dopo quanto accaduto (i pacchi si dimenticano, non le persone!), di certo posso assicurare alla responsabile dell'evento che mai più avrà il (dis)piacere della mia presenza. Dovrà accontentarsi dei clown e dei buffoni ma, tant'è che, morta la cultura, spariti i lettori, c'è per lo meno qualcuno che fa davvero ridere.

12 commenti:

  1. Hai ragione, a volte scrivere è un mestiere pericoloso.

    ciao da Marco

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  2. Ciao, Marco. Grazie della comprensione ma davvero è stata una bruttissima esperienza

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  3. Cara Pina,
    non entro nel merito delle tue critiche al festival, dove io mi sono trovato bene.
    Ti chiedo solo se pensi che sia giusto dire a persone che come te scrivono e lavorano sodo che sono clown e buffoni.
    Ti chiedo se pensi che sia giusto rendere pubblica una critica con questi toni.

    Francesco Gungui

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  4. Io credo che tu abbia bisogno di grandi aiuti e, leggendoti, mi pongo il problema che una persona che alla tua età non riesce nemmeno a gestirsi dal punto di vista alimentare, possa rivolgersi a un lettore che ha fisiologicamente bisogno della mamma per farlo. A Calimera ci sono stata anch'io, è il secondo anno e tutto è andato non al meglio, di più. Forse perchè ho 53 anni, ma da adulta vivo ogni situazione rubando le occasioni che mi vengono date dall'incontro coi miei lettori (quest'anno 305 dai sei ai sette anni). Un libro in più.
    Capisco il tuo disorientamento. Fai meglio a restare a casa, scrivere è un mestiere pericoloso e pensare che scrivere un libro sia qualcosa di fantasmagorico vuol dire che è meglio non farlo. A casa si mangia e si dorme. Dei miei e dei tuoi libri i bambini possono veramente fare a meno. Cresceranno comunque, nonostante noi.Per cui ti sono vicina in questo momento di dolore.
    Io ho dormito benissimo nel B&B, mangiato a modo mio (sono anoressica di ritorno) e chiacchierato con gran belle persone che presentavano il loro libro. Mi sono affezionata al mio tutor diciassettenne, ho fatto la spesa per mangiare decentemente anche a Trieste, spero di tornare con le 14 ore di treno A/R di prammatica. E non per vendere i libri. Per vivere coi miei lettori. Se non ci fossero i bambini non avrei, di questi tempi, motivi validi per guardare al futuro. E io voglio guardare avanti.Stammi bene, adesso che sei a casa. Io stavo bene a Calimera, a casa è più difficile!
    Francesca Longo

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  5. Un abbraccio e ti chiedo scusa per la mancanza di ospitalità di cui sei stata vittima, ti assicuro che il Salento è ben altro...^_^
    Totò

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  6. Secondo me lei è indispettita perchè non l'hanno piazzata in un albergo a quattro stelle, non c'era l'estetista per la manicure e non ha potuto pranzare in un ristorante stile cracco. Che snobberia! Quando si viene invitati ci si adatta....e i commenti sui suoi colleghi sono offensivi. Forse è lei che si è posta male e magari è sembrata un filino poco simpatica?

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  7. E' il secondo anno che vengo invitata a Calimera e sper ci sarà anche un terzo, quarto ecc. Con le forze e i fondi che hanno fanno miracoli, i bambini sono sveglissimi, io mi diverto un mondo, anche se il viaggio per me è un po' tanto pesante. Non trovi che il problema stia nelle nostre capacità di adattamento? Trovo molto ingeneroso questo post
    Francesca Longo

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  8. Ciao Pina sono un libraio di Lecce, lo so bene in che mani sei capitata, spero che tu non ricorderai lecce per colpa di qualcuno che vive di espedienti e clientelismi, mi spiace mi scuso tantissimo, ma quì purtroppo in tanti pensano che organizzare un festival letterario e come organizzare la notte della taranta.
    Perdonaci RAIMAN

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  9. Spero di non dimenticare nessuno nelle mie risposte, se così dovesse essere vi chiedo scusa in anticipo.
    Caro Francesco, la nostra è una amicizia di vecchia data, fatta di "scontri", incontri e dialoghi su cui non sempre ci siamo trovati d'accordo ma puoi darmi atto che la mia stima per te è sempre rimasta immutata per cui non ritengo che tu debba minimamente sentirti tirato in causa quando parlo di "performances" che nulla hanno a che vedere con la cultura.
    Non ho il piacere di conoscere la signora Longo che, a quanto pare, era presente al festival. Buon per lei se si è sempre trovata bene in quel contesto ma non credo valga la pena ricordarle che il trattamento riservato alla sottoscritta non è stato certo quello che ci si aspetta da persone beneducate e ospitali. Quanto al consiglio di "restarmene a casa" non si aspetti che l'accontenti. Per fortuna i "festival" come questo sono casi più unici che rari. L'Italia è ricca di persone che conoscono il proprio lavoro, lo fanno con passione e quando parlano di "libri" sanno di che si tratta.
    All'anonimo suggerirei di firmarsi. E' il minimo richiesto dalla buona educazione, anche se dubito fortemente che sappia di cosa sto parlando.
    Grazie Raiman, in Puglia mi sono sempre trovata benissimo, ho tanti cari amici e persone che stimo molto. Per fortuna casi come questo non mi sono mai capitati,ho sempre trovato cordialità, ospitalità (non l'albergo a 4 stelle ma un sorriso e una amicizia che dura nel tempo)e persone che sanno qual è la differenza tra "fare cultura" e coltivare l'orto (il proprio, si capisce)

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  10. Vero, non ci conosciamo, anche perchè la sottoscritta ha colto l'occasione per andare a salutare amici pugliesi e ha partecipato solo agli appuntamenti previsti. Anch'io, come Francesco o Fabrizio, frequento festival. Solo da due anni (prima era peggio, scrivevo per adulti). Ci sarebbe non molto, tutto da dire, seriamente, sull'intero settore, a partire dall'assenza di un gettone di presenza (e in altri casi sull'esistenza del gettone per alcuni).Finire alla Versiliana, ad esempio, per restare due giorni a guardare la piscina dell'hotel e presentare un libro- di cui l'unica copia esistente è quella che ti sei portata da casa- è molto peggio che girare per Calimera sotto la pioggia. Anche perchè a Calimera l'incontro coi bambini è foriero di spunti per nuovi libri. Ripeto: sono solo due anni che giro l'Italia degli adolescenti e dei bambini e non sento la fatica. Mi dispiace per i giorni di lavoro persi (che poi, essendo giornalista libera professionista sono soldi persi), recupero col piacere del confronto. Molti dei bimbi che ho incontrato avevano letto il libro e volevano fare domande (fin troppe). I ragazzini incontrati lo scorso anno mi hanno riconosciuta e salutata con gioia chiedendomi notizie su eventuali seguiti. La gente di Calimera è deliziosa.
    Quanto sul 'fare cultura' è proprio ciò che temevo...io non lavoro per 'fare cultura' ma per dare ad altri strumenti per farsela. Ossia stimolare la lettura e la scrittura, possibilmente fuori da ogni scuola (vedo che ne hai una) e in totale libertà. L'unica scrittura creativa è quella individuale, ma per arrivarci devi leggere e imparare a scrivere decentemente. Non ho orti, nè miei nè altrui, solo entusiasmo. Quello che mi permette di scassarmi per tutta Italia, con qualunque tempo e in qualsiasi situazione, solo per arricchirmi umanamente. Lo faccio dal 93, non ho mai cercato fama e l'unico riscontro che apprezzo è quello del lettore. Sai, facendo di mestiere la giornalista, una recensione può gratificarmi perchè è necessaria per vendere il libro. Scusa la schiettezza. E auguri di buone feste
    Francesca Longo

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  11. Sinceramente non capisco perchè ti irrita tanto la mia critica, basata su concreti dati di fatto, per quanto riguarda l'accoglienza a me riservata dagli organizzatori del festival di Calimera. Non capisco, visto che, in realtà, non hai nulla a che vedere con tutto ciò, nè sei stata mai menzionata (neanche ti conosco). Chi ti ha mai ritenuto responsabile se i bambini che ho incontrato non avessero letto neanche una riga del libro, che mi abbiano isolata in un albergo perduto in piena campagna, che non abbia avuto l'ombra di un tutor, come voi tutti, nè qualcuno che semplicemente si sia interessato di sapere se avessi bisogno del minimo indispensabile (es. arrivare all'albergo, irraggiunibile senza auto, provvedere a comprarmi un panino, in piena campagna al massimo puoi cibarti di bacche).
    Ripeto, non capisco la tua reazione, non capisco neppure perchè bisogna permettere a certi personaggi di farci perdere tempo e lavoro (sì, ho una scuola... quella in cui lavoro da anni, non ho partiti, associazioni o personaggi potenti alle spalle ma soltanto l'onestà e la trasparenza del mio lavoro)non capisco perchè dobbiamo rimetterei soldi per i treni,per il vitto (quando ci consentono almeno una sistemazione in un centro abitato) di trattarci come pacchi postali, di essere maleducati e scorretti con chi, come credo la maggior parte di noi autori, è spinto solo dal piacere e dalla voglia di incontrare i ragazzi. Non capisco come si possa difendere a spada tratta persone che operano uno sfruttamento del lavoro altrui (io faccio incontri con 400-500 ragazzi alla volta e parlo per 3 o 4 ore di fila senza chiedere neanche un bicchiere d'acqua. Gettone di presenza? E che è? Fantascienza!) perchè dobbiamo consentire che questi personaggi si permettano anche il lusso di trattarti male. E se, a qualcuno di noi capita, di avere una buona recensione e di vincere qualche premio (non in danaro, bada bene. Al Bancarellino si vince una statuetta, ma quanto affetto, sincerità, entusiasmo e professionalità c'è dietro quel "simbolo"). Non capisco come tutto questo possa essere una MIA "colpa" tale da giustificare maleducazione e attacchi personali. Sei stata coccolata, riverita e onorata? Buon per te, ne sono felice ma resta il dubbio (scusa) dell'acrimonia che mostri nei confronti di chi, come me, scrive per i giornali (come te), per i ragazzi (come te), lavora nel settore del volontariato, fa la mamma (come te) e va a scuola ogni giorno. Non capisco davvero ma, del resto, se non ci fosse chi è contento di venire sfruttato i furbi smetterebbero di esistere. Sei mai sta a Mantova? Beh, riparliamo di "festival" quando avrai visto (te lo auguro) cosa significa un autentico festival della letteratura!

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  12. Una sola domanda a Francesca.
    Ma stimolare la cultura, quanto è costato alle casse del contribuente?
    E se è come tu dici,che hai perso giorni di lavoro (che poi, essendo giornalista libera professionista sono soldi persi), che interesse avevi a promuovere il caloroso festival, c'è un tornaconto?
    Grazie R A I M A N

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