Credete che la vita di una scrittrice sia tranquilla e priva di pericoli? Vi sbagliate di grosso!
Non immaginate in quali incredibili situazioni ci si possa trovare. Prendi ad esempio un piccolo paese in provincia di Lecce, aggiungi un festival di letteratura per i ragazzi e invita un certo numero di scrittori dicendo loro che saranno seguiti, accompagnati negli spostamenti, rifocillati (anche gli scrittori pranzano!) e, il giorno della partenza, saranno ricondotti al treno.
Tutto regolare, penserete. Queste cose rappresentano il cosiddetto minimo sindacale. Ma come fa la malcapitata scrittrice a immaginare di essere relegata in un albergo che si erge come un inquietante fungo velenoso, nel bel mezzo della campagna leccese?
Intorno al fantastico "country hotel" (accidenti, che fantasia perversa!) c'è solo campagna brulla, nessuna illuminazione notturna e, meno che mai, la possilità di raggiungere il centro abitato. A cena, visto che la succitata scrittrice conserva ancora la brutta abitudine di mangiare, le viene detto che "magari" si potrebbe pensare a prenotarle una cena in albergo, chissà.
Per fortuna c'è l'amica Tonina e suo marito Vito, piovuti come due angeli dal cielo, che mi portano in un grazioso ristorantino di Lecce. L'indomani, dopo una notte non proprio tranquilla nello spettrale country hotel, (ma non avevo chiesto un posto dove ci fosse almeno qualche anima?) vengono a prendermi per portarmi al luogo dell'evento.
Il primo incontro è coi ragazzi delle scuole medie che vorrebbero perfino comprare il libro (attualmente va di moda la non-lettura dei libri degli autori invitati) ma non c'è nessuno che si occupi delle vendite, il testo serve solo a dare un po' di colore alla scrivania color topo pallido. Il meglio (si fa per dire) si ha in teatro dove sei autori sono invitati a parlare dei rispettivi libri nell'ottica di un futuro premio di ben (udite, udite!) mille euro. Per questo motivo, alcuni "colleghi" danno il peggio di sè, esibendosi in pietose scene da clown allo scopo di attirare l'attenzione dei ragazzi sul "loro" libro. Sarà che sono rimasta di qualche passo indietro, ma io credo che la promozione alla lettura e la cultura non abbiano nulla a che vedere con queste pietose performance.
Finito lo strazio, spariscono tutti (sono andati a pranzo!), tuttavia gli organizzatori hanno di nuovo dimenticato (ops!) di estendere l'invito alla sottoscritta (ma nell'invito non c'era scritto che i pasti erano compresi? E non mi avevano detto che ero l'ospite d'onore e ci tenevano moltissimo ad avermi?) Per fortuna c'è Tonina e Vito che, stavolta, non si limitano a consolarmi e coccolarmi, fanno di più. Mi riaccompagnano al "country hotel" per riprendere la valigia e mi ospitano a casa loro, colti dal dubbio (peraltro condiviso dalla sottoscritta) che così come lo staff del festival ha dimenticato di invitarmi a pranzo e a cena, altrettanto farà per quanto riguarda riaccompagnarmi in stazione il giorno della partenza.
Soltanto in serata, la responsabile dell'evento, si ricorda di telefonarmi per dirmi (come se non lo sapessi) che mi ha "perso di vista" per il pranzo (ero là, piantata come un albero, proprio davanti a lei), ma che se voglio potrebbe (si noti l'uso reiterato del condizionale) prenotarmi la cena.
La domanda più importante però non l'ha fatta. Visto che nessuno di loro mi ha riportato in albergo, dove diavolo sono finita per l'intera giornata? Peraltro piove a dirotto e fa un freddo cane. Dove ho mangiato, dove mi sono riparata in queste lunghe ore? E come si fa a "dimenticare" una persona che hai insistito fino alla nausea per averla al " festival"?
Sinceramente non riesco a darmi una risposta ma, dopo quanto accaduto (i pacchi si dimenticano, non le persone!), di certo posso assicurare alla responsabile dell'evento che mai più avrà il (dis)piacere della mia presenza. Dovrà accontentarsi dei clown e dei buffoni ma, tant'è che, morta la cultura, spariti i lettori, c'è per lo meno qualcuno che fa davvero ridere.