martedì 29 dicembre 2009

L'articolo de "Il SOLE 24 ORE" sul mio libro "Tutti tranne uno"


La crisi economica, la povertà improvvisa e le emozioni degli adolescenti. Sono tutti temi di "Tutti tranne uno", il nuovo libro di Pina Variale, l'autrice di "Ragazzi di Camorra". La protagonista, la voce narrante, è Giulia, ragazzina alle prese con il complesso ingresso in una scuola nuova e nuovi compagni. E all'improvviso il colpo di scena: una sera il papà non torna a casa e quando lei telefona in ufficio preoccupata la scoperta: "Sono mesi che non lavora più per me", si sente rispondere. Inizia la ricerca del papà scomparso e la dura realtà dei conti che non tornano, per una famiglia che non aveva mai avuto problemi a trovare i soldi per la spesa o per le vacanze. Giulia si trova davanti ad una nuova vita: "Clara mi ha preso per una pezzente che elemosina un pranzo o qualche spicciolo. E' terribile, non mi sono mai vergognata tanto in vita mia". Un racconto travolgente, adatto dai 10 anni, ma anche per un pubblico adulto.

Tutti tranne uno Pina VarialeEdizioni Piemme, Il battello a vaporePp 201, euro 12,50

lunedì 21 dicembre 2009

Un'altra recensione per "Tutti tranne uno"

SORPRESA PER GIULIA I misteri di papà
Nel romanzo di Pina Variale, Tutti tranne uno (Piemme, 12,50 euro) la famiglia di Giulia non naviga nell’oro, ma i soldi per fare la spesa o per le vacanze ci sono sempre stati. Una sera il padre non rientra dal lavoro, e quando Giulia lo cerca in ufficio, l’ingegnere le dice che l’uomo è stato licenziato mesi prima. Possibile che suo padre non abbia raccontato nulla? E dove ha preso i soldi per vivere, e dov’è ora? Un bel racconto, dentro la realtà, da 10 anni. ("TRENTINO" del 19/12/2009)

La recensione di "Repubblica" per "Tutti tranne uno"

La crisi è una favola amara vista con gli occhi di Giulia
Repubblica — 19 dicembre 2009 pagina 20 sezione: NAPOLI

ADATTO ai tempi di crisi questo libro raccontato con gli occhi di Giulia, una bambina al primo anno del liceo e divenuta improvvisamente povera a causa del licenziamento del padre che un giorno non torna più a casa. Una favola amara di Pina Varriale, scrittrice napoletana e già autrice di "I bambini invisibili" e "Ragazzi di Camorra" con cui ha vinto il Bancarellino 2008. Il linguaggio è quello di una bambina che si trova improvvisamente a dover crescere, muovendosi tra le piccole grandi regole quotidiane e il suo dramma personale legato al desiderio di ritrovare il padre e scoprire il perché delle sue assenze e silenzi. Delicato il momento in cui la mamma, senza soldi per acquistare abiti nuovi, riadatta una gonna facendone uscire una mini alla moda.Lucilla Fuiano

domenica 13 dicembre 2009

Posti da dimenticare: Calimera

Credete che la vita di una scrittrice sia tranquilla e priva di pericoli? Vi sbagliate di grosso!
Non immaginate in quali incredibili situazioni ci si possa trovare. Prendi ad esempio un piccolo paese in provincia di Lecce, aggiungi un festival di letteratura per i ragazzi e invita un certo numero di scrittori dicendo loro che saranno seguiti, accompagnati negli spostamenti, rifocillati (anche gli scrittori pranzano!) e, il giorno della partenza, saranno ricondotti al treno.
Tutto regolare, penserete. Queste cose rappresentano il cosiddetto minimo sindacale. Ma come fa la malcapitata scrittrice a immaginare di essere relegata in un albergo che si erge come un inquietante fungo velenoso, nel bel mezzo della campagna leccese?
Intorno al fantastico "country hotel" (accidenti, che fantasia perversa!) c'è solo campagna brulla, nessuna illuminazione notturna e, meno che mai, la possilità di raggiungere il centro abitato. A cena, visto che la succitata scrittrice conserva ancora la brutta abitudine di mangiare, le viene detto che "magari" si potrebbe pensare a prenotarle una cena in albergo, chissà.
Per fortuna c'è l'amica Tonina e suo marito Vito, piovuti come due angeli dal cielo, che mi portano in un grazioso ristorantino di Lecce. L'indomani, dopo una notte non proprio tranquilla nello spettrale country hotel, (ma non avevo chiesto un posto dove ci fosse almeno qualche anima?) vengono a prendermi per portarmi al luogo dell'evento.
Il primo incontro è coi ragazzi delle scuole medie che vorrebbero perfino comprare il libro (attualmente va di moda la non-lettura dei libri degli autori invitati) ma non c'è nessuno che si occupi delle vendite, il testo serve solo a dare un po' di colore alla scrivania color topo pallido. Il meglio (si fa per dire) si ha in teatro dove sei autori sono invitati a parlare dei rispettivi libri nell'ottica di un futuro premio di ben (udite, udite!) mille euro. Per questo motivo, alcuni "colleghi" danno il peggio di sè, esibendosi in pietose scene da clown allo scopo di attirare l'attenzione dei ragazzi sul "loro" libro. Sarà che sono rimasta di qualche passo indietro, ma io credo che la promozione alla lettura e la cultura non abbiano nulla a che vedere con queste pietose performance.
Finito lo strazio, spariscono tutti (sono andati a pranzo!), tuttavia gli organizzatori hanno di nuovo dimenticato (ops!) di estendere l'invito alla sottoscritta (ma nell'invito non c'era scritto che i pasti erano compresi? E non mi avevano detto che ero l'ospite d'onore e ci tenevano moltissimo ad avermi?) Per fortuna c'è Tonina e Vito che, stavolta, non si limitano a consolarmi e coccolarmi, fanno di più. Mi riaccompagnano al "country hotel" per riprendere la valigia e mi ospitano a casa loro, colti dal dubbio (peraltro condiviso dalla sottoscritta) che così come lo staff del festival ha dimenticato di invitarmi a pranzo e a cena, altrettanto farà per quanto riguarda riaccompagnarmi in stazione il giorno della partenza.
Soltanto in serata, la responsabile dell'evento, si ricorda di telefonarmi per dirmi (come se non lo sapessi) che mi ha "perso di vista" per il pranzo (ero là, piantata come un albero, proprio davanti a lei), ma che se voglio potrebbe (si noti l'uso reiterato del condizionale) prenotarmi la cena.
La domanda più importante però non l'ha fatta. Visto che nessuno di loro mi ha riportato in albergo, dove diavolo sono finita per l'intera giornata? Peraltro piove a dirotto e fa un freddo cane. Dove ho mangiato, dove mi sono riparata in queste lunghe ore? E come si fa a "dimenticare" una persona che hai insistito fino alla nausea per averla al " festival"?
Sinceramente non riesco a darmi una risposta ma, dopo quanto accaduto (i pacchi si dimenticano, non le persone!), di certo posso assicurare alla responsabile dell'evento che mai più avrà il (dis)piacere della mia presenza. Dovrà accontentarsi dei clown e dei buffoni ma, tant'è che, morta la cultura, spariti i lettori, c'è per lo meno qualcuno che fa davvero ridere.

lunedì 7 dicembre 2009

L'articolo su l'Unità per "Tutti tranne uno" ed. Piemme

Sul numero di oggi del quotidiano l'Unità c'è un articolo del direttore editoriale, Concita De Gregorio che ha curato la postfazione del mio ultimo libro, "Tutti tranne uno".
Per chi fosse interessato, l'articolo è a pag.34. La versione pdf de L'Unità è scaricabile gratuitamente al seguente indirizzo: http://edicola.unita.it/

domenica 6 dicembre 2009

I festival dei (non) lettori

E' proprio vero che l'Italia è una terra ricca di inventiva. Non sempre però il "talento creativo" suscita il mio entusiasmo, ma bisogna pur prendere atto che certe realtà esistono. L'ultima invenzione, ad esempio, è lo pseudo- festival della letteratura. Ci avete fatto caso? Pullulano dappertutto. Peccato che spesso in questi eventi manchino non solo i libri (chi li ha visti è bravo!) ma addirittura i lettori. E allora capita di dover parlare davanti a un uditorio (o non sarebbe meglio definirlo un branco?) di individui che hanno difficoltà a leggere perfino le scritte sulla lattina della Coca e trovano difficile immaginare che esista qualcosa chiamato "libro". Lo sconforto maggiore viene tuttavia da quegli adulti (docenti? Bah!) che, pur di rappezzare un "evento" (ci sono i finanziamenti del Comune, accidenti... non lo dimentichiamo) scomodano diversi scrittori per poi darli in pasto a un branco di maleducati che:
1. non ha mai letto un libro (figurarsi il tuo)
2. pensa che uno "scrittore" sia una specie di "vù cumprà"
3. ritiene che il massimo dell'intelligenza sia dare sfoggio di maleducazione e di imbecillità.
Il fondo si tocca tuttavia col Dirigente Scolastico (N.B. nè lui nè i suoi docenti si sono presentati o hanno salutato l'ospite da loro stessi invitata) il quale, invece di redarguire gli alunni, inveisce contro la malcapitata che ha osato definire "stupido" un comportamento, a dir poco, incivile.
Peccato che in questa bella Italia dove la "cultura" è ormai quella dell'orto e dove approssimazione e ignoranza fanno da padroni di casa, quel Preside (ma c'era da aspettarselo!) non abbia compreso che sostituire il termine "stupido" con l'espressione"poco intelligente" non era certo una concessione al suo "autorevole" intervento per zittire (oh, cavolo!) la "maleducata scrittrice".
Ebbene sì, alla fine del festival delle rape e della malcreanza, la maleducata... ero io!